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FOOD & BEVERAGE

Caffè, produzione e prezzi globali in aumento. Italia settima al mondo per consumo

di Andrea Gianotti

12 giugno 2025


Cresce il valore anche nel nostro Paese, grazie a capsule e prodotti predosati, ma la polvere per la moka è ancora in cima alle vendite per tipologia

Un macchinario per la torrefazione

Non c’è probabilmente prodotto più diffuso a livello globale del caffè. Il suo successo è anche dovuto alla varietà delle preparazioni possibili, che rendono quei chicchi profumati un bene che negli anni si è sempre trasformato, adattandosi ai gusti delle epoche e delle latitudini.

Partiamo dall’oggi: sono gli Stati Uniti il principale mercato del caffè al mondo, con 85 miliardi di dollari, seguiti dal Giappone con 35 e dal Brasile con 31. I dati Statista, riferiti al 2023, fotografano una situazione che vede l’Italia essere il settimo mercato al mondo con 16,6 miliardi, preceduta anche da Germania (25,6), Canada (22,7) e Cina (18,2). Ma questo dato riflette anche ovviamente diverse abitudini di consumo: in Italia, infatti, l’utilizzo della moka e il consumo domestico è ancora predominante: questo comporta un minor uso del prodotto per porzione, che si riflette dunque sui consumi. Mercati che viceversa prediligono altre formulazioni e hanno quote di consumo out of home maggiori vedono anche di conseguenza un maggiore impiego di materia prima.

 

La produzione globale

Secondo l’Ico la produzione del 2023/2024 ha raggiunto un nuovo massimo storico a 178 milioni di borse (l’unità di misura del prodotto, dal peso di 60kg), in crescita dai 168,2 dell’anno precedente. Per confronto, nel periodo 2003/2004 era ferma a 105,21. La superficie coltivata nei primi cinque Paesi produttori è complessivamente di 5 milioni e 700mila ettari, secondo la Fao. Il Brasile è primo con 1 milione e 900 mila, seguito dall’Indonesia (1,3 milioni) ed Etiopia (844mila).

I prezzi delle varietà Arabica e Robusta sul mercato vedranno, leggendo i dati della Banca Mondiale, ridurre le differenze in futuro. Già secondo le previsioni 2024, e ancor di più per questo e il prossimo anno, il “premio” per l’Arabica scenderà ben al di sotto del 20%, tenuto conto che è stato mediamente del 46,3% per tutto il periodo tra il 2014 e il 2023. Il fenomeno è dovuto ad una crescita del prezzo della Robusta, che nel 2026 dovrebbe avere un valore di 3,9 dollari nominali per chilogrammo, contro i 2,63 registrati nel 2023. Negli stessi anni, quello dell’Arabica dovrebbe passare da 4,54 dollari a 4,8.

La produzione, del resto, si mantiene sostenuta per reggere una domanda sempre crescente. Per la varietà Arabica, secondo i dati Usda, la produzione globale nella stagione 2023/2024 è stata di quasi cento milioni di borse, in crescita del 26% rispetto al 2009/10 e in linea con le annate record del 18/19 e 20/21. del 18/19 e 20/21. La Robusta, invece, la cui produzione si è attestata a circa 72 milioni di borse, nello stesso periodo ha visto un incremento produttivo del 38%, sebbene nel solo ultimo anno abbia perso il 6,5% in volume.

 

 

Sostenibilità, driver d’acquisto

Il trend principale della domanda di caffè è ancora quello legato alla sostenibilità: dal biologico al “Fair Trade”, passando per quello rispettoso dell’ambiente e della biodiversità nei paesi di produzione, i consumatori sono disposti a pagare un prezzo di circa il 25% superiore per una certificazione. Lo afferma una ricerca Deloitte del 2024, che spiega anche i motivi: per il 52% degli intervistati è sostenere salari equi e condizioni di lavoro dignitose il motivo principale per scegliere caffè sostenibile, seguito, con il 47%, dal desiderio di contribuire ad una economia del caffè sostenibile. Il 40% dei consumatori, inoltre, lo fa per adottare uno stile di vita sostenibile e il 39% ritiene che sia più salutare rispetto al pari prodotto senza certificazione.

Il valore però, è anche nella proposizione commerciale. secondo una ricerca Iri, in Italia circa tre quarti del caffè venduto è “sfuso”, cioè per la maggior parte è polvere per la moka e dedicato al consumo prevalentemente domestico. Tuttavia, questo segmento si riflette in poco meno della metà del valore generato. Le capsule invece, che rappresentano la parte più consistente del prodotto porzionato, sono solamente il 14% del volume ed invece il 37% del valore. In questo modo, anche a fronte di un mercato saturo che non vede aumentare le vendite, è comunque possibile incrementare il giro d’affari.

 

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