Pet economy: in Italia oltre 60 milioni di animali da compagnia. Il food vale 3 miliardi.
di Andrea Gianotti
8 settembre 2025
Dai cani ai gatti fino a pesci e volatili, la loro presenza nelle case ridefinisce consumi e servizi, spingendo il mercato verso prodotti sofisticati, qualità e digitale.

La pet economy è ormai un comparto strutturale dell’economia globale, alimentato da dinamiche sociali e culturali che ridisegnano i consumi. In Italia, secondo Euromonitor e l’Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari e Cura Animali da Compagnia (Assalco), nel 2023 il numero complessivo di animali domestici ha superato i 60 milioni: 30 milioni di pesci, 13 di uccelli, oltre 10 di gatti e circa 9 di cani. Una cifra che colloca il Paese ai vertici europei per densità di pet rispetto alla popolazione.
Dal 2017 al 2024 la quota di famiglie con un animale è salita dal 33% al 37,3%, con un picco del 40,2% nel 2021 (anno immediatamente successivo alla pandemia da Covid-19), secondo Eurispes. Non si tratta solo di numeri: otto proprietari su dieci considerano il proprio animale un membro della famiglia, secondo un’indagine Ipsos-UnipolSai, mentre il 28% dei pet owner dichiara che un animale può persino sostituire un figlio. Un cambio di percezione che, soprattutto tra le nuove generazioni, si traduce in un mercato sempre più sofisticato e segmentato.
Pet food a quota 3 miliardi
Il cuore pulsante resta il pet food. Nel 2023 le vendite di alimenti per cani e gatti hanno toccato i 3 miliardi di euro, in crescita del 13% rispetto al 2022, secondo Circana. Dieci anni prima il valore non superava i 2 miliardi. Oggi il wet food per gatti vale oltre 1 miliardo, mentre il dry food per cani rappresenta circa 688 milioni (23% del totale). Il comparto accessori e prodotti non food registra a sua volta un’espansione significativa: l’igiene pesa per oltre metà del valore complessivo (51%).
Anche la distribuzione sta cambiando rapidamente. I supermercati restano il primo canale, con il 37,1% del valore e il 32,2% dei volumi, ma il vero motore di crescita è l’e-commerce, che nel 2023 ha segnato +36,5%, seguito dalle catene specializzate (+31,6%), secondo PET B2B. La dinamica è accompagnata dall’avanzata delle private label: nel 2023 i marchi del distributore hanno registrato un +19,4% in valore, secondo Circana. Una competizione accesa in un contesto di forte inflazione: l’indice dei prezzi al consumo per il pet food, rilevato da Istat, è salito del 20% tra gennaio 2022 e inizio 2024.
L’Italia che produce (e che spende) per gli animali da compagnia
L’Italia è al tempo stesso mercato e hub produttivo. Le esportazioni di pet food hanno raggiunto i 729 milioni di dollari nel 2023, quasi triplicate rispetto al 2012, secondo UN Comtrade. Le importazioni hanno superato il miliardo, segno della forte integrazione con le filiere europee.
I modelli di spesa confermano la centralità di questo mercato. Secondo Eurispes, circa il 60% delle famiglie destina tra 30 e 100 euro al mese alla cura degli animali. La spesa per cure veterinarie e farmaci resta contenuta per la maggioranza (meno di 30 euro l’anno), ma una nicchia investe oltre 300 euro. Intanto cresce l’attenzione alla sostenibilità: una ricerca Doxa mostra che il 33% dei consumatori è disposto a pagare un sovrapprezzo per alimenti eco-friendly, spingendo le aziende verso ingredienti naturali e packaging riciclabile.
Il quadro che emerge è quello di un settore che rispecchia l’evoluzione dei rapporti familiari e sociali. L’Italia, con la sua combinazione di forte domanda interna e capacità produttiva, è al centro di un ecosistema che intreccia affettività e consumo, industria e distribuzione, tradizione e innovazione. Se il dato iniziale dei 60 milioni di animali domestici racconta la portata del fenomeno, è la trasformazione culturale – gli animali come membri della famiglia – a spiegare la traiettoria di crescita della pet economy, destinata a restare uno dei motori più vitali dei consumi familiari nei prossimi anni.